Lucca Animation, in collaborazione con
Cinit e con il
Centro per la Cooperazione Missionaria di
Lucca, apre da questa edizione una finestra, che resterà aperta negli anni a venire, sul cinema d'animazione africano. È una realtà troppo spesso snobbata eppure capace di esprimere grande creatività e di riservare più di una positiva sorpresa, come ad esempio,
The Legend of the Sky Kingdom, primo lungometraggio animato realizzato interamente in
Africa. Il film si presenta come un originale e ben riuscito esempio di animazione a basso costo dove si fa di necessità virtù.
L'esiguo budget a disposizione, infatti, ha funzionato da stimolo alla creazione di una tecnica di realizzazione basata sul riciclo di materiali di scarto: tazze, lampadine, lattine, pneumatici, utensili da cucina e così via. Una pratica che deriva dalla diffusa consuetudine africana del non buttare via niente perché ogni scarto, nelle mani di un abile artigiano, può sempre essere trasformato in un oggetto utile. Così ogni singolo personaggio e ogni singolo set , ciascuno realizzato con grande accuratezza e attenzione al dettaglio, è costituito unicamente da materiale riciclato: questa è la tecnica della
junkmation, termine coniato ad hoc dagli autori del film (dalla parola inglese
junk che significa appunto spazzatura). Nessun effetto speciale e nessun trucco digitale è presente in questo lungometraggio che spicca per fascino e autenticità. Girato in
Zimbabwe tra il 1999 e il 2002, il film vede coinvolto un team di soli 15 componenti fra giovani artisti, animatori e tecnici sotto la direzione dell'eclettico regista
Roger Hawkins. La storia si basa sull'omonimo libro di
Phil Cunningham - che ha poi curato la sceneggiatura del film - e racconta di tre bambini orfani che vivono in una condizione di semi schiavitù nella Città Sotterranea governata da un crudele imperatore. Ispirati dalle storie di un enigmatico
Principe Ariel e del suo
Regno del Cielo decidono di fuggire e mettersi in viaggio alla ricerca di questo luogo leggendario. Accanto a loro si schierano due compagni di viaggio, gli avventurieri vagabondi
Italiano e
Badza, una guida-uccello chiamata
Gugu e
Telly, una TV dispensatrice di consigli.
Ciascuno di loro si troverà a fronteggiare sfide e ostacoli attraverso luoghi impervi e spesso ostili - giungle, canyon, deserti, isole - in una sorta di viaggio a tappe che segnerà inevitabilmente un cambiamento interiore:
Blockhead, il leader del gruppo, impara ad ascoltare gli altri e a pensare prima di agire;
Lucy riesce a superare la paura e la timidezza;
Squidge, la sorella minore di Blockhead, matura e diventa la più ottimista del trio, colei che non molla mai. Pur trattandosi di una favola, non è difficile scorgere nella condizione iniziale dei tre protagonisti la situazione condivisa da migliaia di bambini africani vittime dello sfruttamento e dell'abuso. La storia stessa sembra essere una metafora della società africana che lotta per un'identità perduta ma anche per una terra che deve essere "riconquistata" attraverso la presa di coscienza della propria condizione e un percorso comune e condiviso. C'è molto dietro a questa avventura ben raccontata e ai suoi personaggi; qualcosa che parla di una terra ricca di storie con un presente difficile ma un futuro ancora da costruire.